donderdag, 25 mei 2017 15:33

Joost van den Vondel – De Beemster Speciaal

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Non aveva tutti i torti, John Ogilby, quando in un pamphlet del 1665 paragonava gli olandesi a dei rospi. Certo, erano i tempi delle guerre anglo-olandesi, e per lo scozzese Ogilby mappare con una mano le strade della Brittania e con l’altra, senza contraddizione, adattare una famosa favola di Esopo a invettiva rivolta ai viscidi avversari sguazzanti nel Mare del Nord, significava osservare i propri doveri di suddito con scrupolo appena eccessivo.

I 18 versi di De Beemster, scritti nel 1612 dal poeta che con gravissima approssimazione possiamo chiamare il Dante dei Paesi Bassi, Joost van den Vondel, mi hanno offerto l’occasione di scrivere qualche parola su un rapporto che da più di un anno incontra il mio interesse: quella tra poesia e paesaggio; rapporto, come quello tra gli olandesi e l’acqua, anfibio. Del Beemster primo polder d’Olanda e della poesia di Vondel parlo in un articolo (“Un paesaggio reversibile. Il caso di De Beemster di Joost van den Vondel”) che voleva essere introduttivo e insieme accidentale, pubblicato nel sedicesimo Quaderno Acerbi: si dovrebbe capire fin dove Ogilby avesse ragione.
Non bisogna infine tacere che oggi dire Beemster significa soprattutto evocare, procurarsi e assaggiare l’omonimo buonissimo formaggio (kaas). Se capitate nei Paesi Bassi, fateci caso.

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